13 aprile 2021
Il Ministro degli Affari Esteri della Serbia ha constatato stasera che Pristina rimane costante nella sua campagna di odio nei confronti del popolo serbo, il che si vede drasticamente nelle non argomentate accuse di stupri di massa e di genocidio.
Selakovic ha sottolineato, nella seduta del Consiglio di Sicurezza dell’ONU in cui è stata analizzata la relazione del Segretario Generale dell’ONU circa l’operato dell’UNMIK, che sono evidenti gli sforzi delle istituzioni provvisorie del Kosovo e Metohija di creare una narrazione sugli stupri di massa delle donne albanesi, e che a tali fini si utilizzano metodi propagandistici e delle menzogne.
“E’ chiaro che ci sono state vittime da tutte le parti del conflitto, e che la nostra parte dispone delle prove sulle numerose vittime serbe. Il presupposto per la realizzazione della tutela dei diritti che gode ciascuna vittima singolarmente è un approccio razionale e argomentato”, ha detto Selakovic, rispondendo alle calunnie della rappresentante di Pristina.
Selakovic ha sottolineato che, di fronte alle affermazioni dei politici di Pristina circa 20.000 donne albanesi stuprate, ci sono i dati della Commissione di verifica e di riconoscimento dello status di vittima dell’aggressione sessuale in Kosovo e Metohija, che dispongono delle informazioni di circa 912 donne stuprate, tra le quali non sono state incluse le donne serbe vittime di violenza.
“Consentitemi di sottolineare che la Serbia condanna ogni atto di violenza sessuale nei conflitti e si impegna per l’ottenimento della giustizia per tutte le vittime. Il numero delle vittime non riduce il terribile effetto di tale aspetto di violenza per ogni singola vittima, ma al tempo stesso, le speculazioni con i numeri non contribuiscono all’ottenimento della giustizia e comportano la politicizzazione e il rallentamento del processo di pacificazione”, ha detto Selakovic.
Quando si tratta delle accuse di genocidio, il Ministro Selakovic ha constatato che esse non fanno che confermare che Pristina rimane costante nella sua campagna di odio, di propaganda e dell’aperta inimicizia nei confronti del popolo serbo.
“Quotidianamente, con le loro dichiarazioni desiderano presentare la Serbia come l’unico colpevole di tutto affermando che gli albanesi avevano subito il genocidio, e tutto ciò per nascondere la loro responsabilità per i crimini commessi”, ha detto il Capo della Diplomazia serba.
Come ha evidenziato, chiunque sappia cosa sottintende la definizione di genocidio, capirà che la Serbia non aveva fatto niente, ma che è proprio il popolo serbo ad essere la vittima del progetto di “creazione dello stato” degli albanesi kosovari, fondato su un’idea pericolosa dei territori etnicamente puliti, del che testimoniano più di 200.000 esuli serbi dal KeM.
“Siamo certi che il mondo civile non sarà disposto a partecipare alla copertura e all’insabbiamento dei loro crimini e che gli sarà inviato un chiaro messaggio, ovvero che devono assumersi la responsabilità per quello che avevano fatto”, ha detto Selakovic.
Ha ricordato che a Pristina, fino al 1999, vivevano circa 40.000 serbi, e che oggi ne sono rimasti solo una ventina, che a Pec vivevano circa 17.000 serbi, e che oggi ci vivono solamente le suore serbe del Patriarcato di Pec, che a Prizren prima della guerra vivevano circa 12.000 serbi e oggi ce ne sono rimasti solamente 17 famiglie, che a Urosevac – dei 10.000 serbi che ci vivevano prima della guerra – ne è rimasta solamente la famiglia del prete serbo.