2 aprile 2021
La Serbia prosegue con successo la sua campagna di vaccinazione anti Covid-19 in cui non è stata guidata dalle motivazioni geopolitiche, ma dall’intenzione di salvare le vite umane, ha dichiarato il Ministro degli Affari Esteri della Serbia Nikola Selaković nell’intervista rilasciata all’agenzia italiana „Nova“ durante la visita di due giorni a Roma.
“Non ritengo che si tratti di un mistero geopolitico, ma del frutto di un approccio completamente diverso”, ha dichiarato Selaković commentando il successo della Serbia nelle forniture dei vaccini contro il Covid.
A suo aviso, la corsa ai vaccini anti-covid “non è una questione geopolitica, ma è una questione di salvaguardia della salute della popolazione” e “quando esiste una tale priorità, non si agisce secondo la visione geopolitica ma con umanità”.
Selaković ha dichiarato che un paese piccolo e non così ricco come la Serbia ha contribuito al Fondo per i vaccini Covax versando in anticipo 4,9 milioni di euro, ma ad oggi non ha ricevuto nulla attraverso il detto programma.
„Ciò conferma che eravamo costretti a cercare i vaccini sul piano bilaterale. E abbiamo acquistato diversi vaccini, due occidentali e due orientali, offrendo ai nostri cittadini una totale libertà relativamente alla scelta del vaccino che gli sarà somministrato. Pfeizer-Biontech, Astra Zeneca, Sinopharm o Sputnik V“, ha detto.
Il che, come ha spiegato il Ministro, vale anche per i vertici politici, precisando che la Prima Ministra Ana Brnabić si è vaccinata con il vaccino Pfeizer, il Presidente dell’Assemblea Nazionale Ivica Dačić con il vaccino Sputnik V e il Ministro della Salute Zlatibor Lončar con il vaccino Sinopharm e che tutti sono stati protetti nella stessa maniera.
Chiaramente, ha precisato Selaković, tutto ciò è il risultato del grande impegno del Presidente Aleksandar Vučić il quale, come sottolinea, non si è posto il problema ed ha parlato direttamente con i Presidenti della Russia e della Cina, Vladimir Putin e Xi Jinping, nonché con i vertifici delle case farmaceutiche alfine di trovare la soluzione migliore per ottenere i vaccini.
Il Ministro degli Affari Esteri serbo ha sottolineato successivamente che Belgrado ha persino condiviso i vaccini con i paesi vicini.
“Abbiamo dimostrato che non riteniamo che solamente i cittadini della Serbia debbano usufruire di tali benefici, ma abbiamo condiviso i vaccini e stiamo cercando di condividerli con gli altri paesi dei Balcani Occidentali”, ha ribadito.
La pandemia del Covid-19, come afferma il Ministro degli Affari Esteri serbo, ha confermato gli ottimi rapporti bilaterali tra la Serbia e l’Italia. Durante la visita a Roma, Selaković ha invitato il Capo del Ministero degli Affari Esteri italiano Luigi Di Maio a visitare la Serbia.
“Questi incontri, soprattutto nelle terribili circostanze della pandemia del Covid-19, ci dimostrano chi sono i veri amici”, ha dichiarato, ribadendo che l’Italia è indubbiamente un Paese amico della Serbia e del popolo serbo.
A suo avviso, i rapporti bilaterali tra la Serbia e l’Italia si possono valutare con il massimo dei voti. “Vantiamo molto buoni rapporti, posso anche dire ottimi.”
Selaković ha precisato che per Belgrado l’eurointegrazione rimane priorità strategica.
Rispondendo alla domanda sulla recente relazione del Parlamento Europeo, in cui si raccomanda al gruppo dei cinque paesi membri i quali non riconoscono l’indipendenza del Kosovo di cambiare la propria posizione, Selaković ha notato che „il Parlamento Europeo ha agito completamente contrariamente alla posizione ufficiale delle istituzioni dell’UE, ovvero contrariamente alla neutralità riguardo alla questione del cosiddetto Kosovo, grazie alla quale l’UE può mediare nel dialogo tra Belgrado e Pristina“.
„L’unica cosa che posso dire è che esistono dichiarazioni e documenti da una parte, e, dall’altra parte, esistono chiare posizioni dei rispettivi paesi. Quando parliamo del riconoscimento dell’autoproclamato cosiddetto Kosovo, allora potete vedere che tutti i paesi dell’Unione Europea hanno la stessa posizione, visto che esistono cinque paesi membri (Spagna, Grecia, Slovacchia, Romania e Cipro) che non accettano tale approccio e appoggiano la posizione della Serbia. E proprio tale loro posizione ci consente di gestire il dialogo con la mediazione dell’UE, dialogo che è una delle questioni più complesse e più importanti per la Serbia, non solamente in relazione al suo cammino europeo ma anche per il futuro e per la stabilizzazione dell’intera Regione del Sudest Europeo“, ha dichiarato Selaković.
Lui ha definito la relazione del Parlamento Europeo come “risultato delle posizioni complesse” all’interno dell’organo legislativo dell’UE e ha indicato che “in sostanza si tratta solamente di una raccomandazione e che sono Madrid, Bucarest, Nicosia, Bratislava e Atene a decidere se accoglierla o meno”.
“Siamo sempre pronti e disposti al dialogo con Pristina e appoggiamo il ruolo del Rappresentante Speciale dell’UE Miroslav Lajčak”, ha aggiunto il Ministro Selaković, ribadendo che si tratta tuttavia di un processo molto difficile.
Ha ricordato che nell’aprile del 2013 è stato sottoscritto a Bruxelles il primo accordo sulla normalizzazione dei rapporti, che prevedeva quattro impegni: uno per Pristina e tre per Belgrado.
“La Serbia ha adempiuto a tutti i suoi obblighi, mentre all’unico obbligo che toccava al cosiddetto Kosovo – la costituzione dell’Unione dei comuni serbi – non si è adempiuti in otto anni. Ciò dice molto del loro approccio, ovvero del fatto che non sono disposti ad adempiere agli obblighi internazionali”, ha detto Selaković.
Da quanto afferma il Ministro, il nuovo Governo di Pristina del Primo Ministro Albin Curti non ha rispettato nemmeno la propria Costituzione”, che prevede l’assegnazione dei due Ministeri alla minoranza serba in Kosovo e Metohija.
“E’ la loro posizione, desiderano proseguire in questo senso e ciò dimostra che non sono in grado di rispettare le proprie regole”, ha sottolineato Selaković secondo cui il dialogo „dovrebbe basarsi sulla ricerca del compromesso, il che non vuol dire che una parte debba rinunciare a tutto, a che l’altra debba ottenere tutto: il compromesso significa che entrambe le parti debbano ottenere abbastanza“.
“Non rinunceremo alla ricerca di una soluzione di compromesso, che sarà sostenibile anche per le generazioni future”, ha ribadito.
Selaković ha sottolineato che la Serbia sta cercando, per quanto sia possibile, di continuare a consolidare „l’agenda positiva“ con i paesi dei Balcani Occidentali.
“Questo significa che siamo consapevoli del fatto che la cooperazione economica e il miglioramento dei rapporti economici possono comportare anche il rilassamento dei rapporti politici dimostrando in tale maniera che, nonostante il passato, i Balcani Occidentali possono essere uniti all’interno dell’UE e fare qualcosa di buono per i propri cittadini”, ha dichiarato Selaković riguardo all’iniziativa Mini Schengen.
Se non siamo uniti nei Balcani Occidentali, da quanto afferma il Ministro, “non possiamo contare su nessun tipo di concorrenzialità economica”, viste le dimensioni della Regione rispetto alla totalità dell’UE.
In merito al processo di adesione della Serbia all’UE, il Ministro Selaković ha ricordato che la Serbia è stato il primo paese che ha accettato la nuova metodologia dell’UE, „perché desideriamo accelerare l’intero processo di adesione“.
“Stiamo cercando di implementare le riforme sociali, e lavoriamo inoltre sul dialogo e sulla normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina”, ha confermato il Capo della Diplomazia serba sottolineando che il Governo ha adottato “le riforme strutturali” nel campo dello stato di diritto, prosegue il lavoro sugli emendamenti costituzionali ai fini della modifica della procedura di nomina dei magistrati indicando che una “particolare attenzione” è dedicata al miglioramento della situazione relativamente alla libertà di espressione e dei media.
“Abbiamo cambiato e stiamo tuttora cambiando molti aspetti della nostra società”, ha dichiarato Selaković aggiungendo che la Serbia di oggi è un paese molto diverso.
Come esempio di una ben riuscita trasformazione del paese, il Ministro ha richiamato l’attenzione al fatto che la Serbia è il paese leader dei Balcani Occidentali relativamente agli investimenti esteri diretti.
“Nonostante la situazione di emergenza causata dal Covid-19, nel 2020 siamo riusciti ad attirare tre miliardi di euro di investimenti esteri diretti”, ha detto. Il che, secondo lui, “è il miglior indicatore di qualità delle riforme intraprese dalla Serbia dato che non esiste un’azienda europea che investirebbe in un paese in cui i suoi capitali non fossero sicuri e garantiti”.
Il Ministro ha sottolineato che la Serbia si impegna molto per raggiungere l’obiettivo strategico ovvero di diventare il paese membro dell’UE, ma che cerca di mantenere un buon partenariato con la Russia e la Cina.
“Già da 20 anni, tutti i nostri Governi lavorano su quest’obiettivo, a cui non rinunceremo. Chiaramente, cerchiamo di mantenere un buon partenariato con i nostri amici in Russia e in Cina: noi siamo un paese piccolo e non così ricco e pertanto cerchiamo di preservare la nostra economia per poter dare la possibilità ai cittadini di lavorare, di guadagnare e di vivere in Serbia”, ha chiarito Selaković.
Ha detto che il maggior partner della Serbia è tuttora l’Europa, dato che il 67% dello scambio commerciale della Serbia avviene con i paesi membri dell’UE e che gli investimenti principali provengono dall’UE.
Le società italiane – ha detto – danno il lavoro a più di 26 mila persone in Serbia, e ci sono anche 1.789 società con la partecipazione del capitale italiano operative sul mercato serbo.
Attualmente, la Germania è il primo partner economico della Serbia.
Come afferma Selaković, per questo motivo non ci sono margini per la narrazione secondo la quale la Cina è il principale partner della Serbia.
Fonte: Tanjug